Perdere per 2 a 0 fuori casa sembrerebbe raccontare di una partita senza storia nella quale gli sconfitti tornano a casa non solo senza punti in classifica, ma con la frustrazione di non riuscire a esprimere la propria identità sul campo di gioco. Non così dopo la partita dei nostri ragazzi ad Ozieri. Un gol subito in apertura di gara al 6′ (bello, ma rocambolesco e un po’ occasionale) e un altro evitabilissimo in chiusura di primo tempo al 45°, avrebbero potuto tagliare le gambe a chiunque e preparare una possibile goleada per i padroni di casa a cui tutto sembrava riuscire senza alcuno sforzo.
E invece, tra il primo e il secondo gol ozierese, abbiamo avuto più volte l’occasione di pareggiarla impegnando severamente il portiere avversario che si è superato su una gran conclusione di Irde, sbagliando con Demartis un gol che sembrava già fatto a porta vuota e andando pure in gol, ma da posizione di fuorigioco, dopo un altro miracolo del portiere avversario. Nella ripresa i valori in campo sono stati, se possibile, ancora più dalla nostra parte con i ragazzi capaci di inserire nello score della partita altre due nitidissime palle gol: una strepitosa punizione di Mureddu che avrebbe meritato altro esito e un’azione corale che, spaccando la difesa avversaria, ha portato il seppur ottimo Falchi a mandare di poco a lato con un colpo di testa a porta praticamente vuota. Rimane anche la sensazione che gli stessi avversari temessero il nostro modo di stare in campo e che con un pizzico di fortuna, con un episodio che girasse dalla nostra parte, potessimo scrivere il copione di un’altra partita.
Da queste sensazioni dovremmo ripartire. Dalla consapevolezza di esserci espressi come meglio potevamo fare date le circostanze attuali e la situazione dell’infermeria e che, giocando sempre con questo spirito, partite simili a quella di Ozieri potremmo nel prossimo futuro pareggiarle o addirittura vincerle. Abbiamo insomma giocato da Macomer. E’ questo, oltre allo score di 2 a 0, che ci portiamo a casa e che ci fa dire che, da Ozieri, torniamo sconfitti, ma non più deboli.
Paolo Benevole
