Domenica scorsa, nello stadio di Nuoro, città dove è nato, Roberto Mele ha appeso gli scarpini al chiodo. Non è stato un addio qualunque, ma quello di un uomo che per 23 anni è stato il volto, il cuore e l’anima del Taloro Gavoi. A quasi 43 anni, l’attaccante e capitano simbolo della squadra barbaricina ha salutato il calcio giocato nella maniera più autentica possibile: con la maglia del suo Taloro. Lo aveva fatto già sette giorni prima nel suo stadio il “Maristiai” davanti alla sua gente.
Mele non è stato solo un giocatore. È stato un leader silenzioso, un esempio per i più giovani, un trascinatore sul campo e fuori. Nei momenti difficili, c’era sempre lui. E quella fascia al braccio non era solo un pezzo di stoffa: era un simbolo di appartenenza, di dedizione e di amore incondizionato per i colori rossoblù.
La sua carriera è stata un inno alla fedeltà e alla passione: una rarità nel calcio moderno, dove le bandiere si ammainano troppo in fretta. In un mondo che corre, lui ha scelto di restare. Gavoi, il Taloro, i compagni, la comunità: per lui non erano solo compagni di viaggio, ma una famiglia.
Qualche anno fa, il Comune gli ha conferito la cittadinanza onoraria ( foto di copertina), un riconoscimento che vale più di mille coppe. E tra le tante eredità che lascia, c’è anche quella cifra che fa la storia: 25 stagioni consecutive del Taloro Gavoi nel campionato di Eccellenza, il massimo torneo regionale sardo. Una striscia incredibile, fatta di sacrifici, sudore e amore per il calcio vero. Anche a questo traguardo, Mele ha contribuito con tutto se stesso.
Ma il suo, ne siamo certi, non è un addio, è solo un arrivederci. Ha già conseguito il patentino da allenatore e chi lo conosce sa che non riuscirà a stare lontano dal campo per troppo tempo. Il pallone, per uno come lui, non è mai stato solo uno sport. È parte della sua identità, della sua quotidianità, del suo modo di vivere.
Grazie, Roberto. Per ogni corsa, ogni gol, ogni abbraccio. Per ogni volta che hai messo la squadra prima di tutto. Le leggende, poi, quelle vere, non vanno mai davvero via.